Il governo Nitti I è stato il cinquantatreesimo esecutivo del Regno d'Italia, il primo guidato da Francesco Saverio Nitti.
Esso, nato in seguito alle dimissioni del governo precedente, è stato in carica dal 23 giugno 1919 al 21 maggio 1920 (sebbene già dimissionario dal precedente 11 maggio), per un totale di 332 giorni, ovvero 10 mesi e 27 giorni.
Questo esecutivo è stato altresì il primo ad essere stato guidato da un membro del Partito Radicale Italiano (PR) e durante quest’ultimo sono state attuate alcune importanti modifiche:
- Con R.D. del 16 novembre 1919, n. 2109, il “Ministero di Grazia e Giustizia e Culti” è stato rinominato in “Ministero della Giustizia e degli Affari di Culto”;
- Con R.D. del 25 novembre 1919, n. 2200, è stato soppresso il “Assistenza militare e Pensioni di guerra”, venendo incorporato nel Ministero del tesoro e, solo con il R.D. del 17 giugno 1920, n. 908 in un proprio sottosegretariato presso il medesimo ministero;
- Con R.D. del 21 marzo 1920, n. 304, è stato soppresso il “Ministero dei Trasporti Marittimi e Ferroviari”, venendo ripartite le sue competenze tra il Ministero dei lavori pubblici ed il Ministero dell’Industria, del Commercio e del Lavoro.
Compagine di governo
Affiliazione politica
Con l’appoggio esterno prima di Partito Democratico Costituzionale Italiano, Unione elettorale cattolica italiana, Partito Democratico, Radicali dissenzienti, Cattolici Conservatori, Repubblicani dissenzienti, Partito Repubblicano Italiano e Associazione Nazionalista Italiana e, dal 1919, solo del Partito Economico.
Situazione parlamentare
Nel Regno d'Italia secondo lo Statuto Albertino il Governo rispondeva concretamente al solo Re (il quale aveva il potere di far resistere l’esecutivo ad un voto di sfiducia della Camera dei deputati, situazione che a volte si verificò).
Tuttavia, benché solo per convenzione costituzionale, le dinamiche parlamentari sulla fiducia, che venivano spesso attuate indirettamente tramite vari ordini del giorno, avevano ormai portato per prassi abbastanza consolidata ad una responsabilità del Governo nei confronti dell’organo legislativo. La imperfetta Monarchia parlamentare italiana stava vedendo un’evidente evoluzione in senso democratico della responsabilità politica, poi interrotta dall'instaurarsi dello stato totalitario a partire dall'Ottobre 1922.
il rapporto con il Parlamento non era quindi obbligatorio, ma nella prassi era ormai diventato fondamentale; per questi motivi il grafico sottostante espone, a fini puramente enciclopedici e storici, il supporto che questo governo via via ottenne secondo ricostruzioni e dichiarazioni, l'affiliazione dei vari ministri, ed i risultati effettivi delle votazioni, sempre tenendo conto della facile mutevolezza delle forze politiche e del contesto storico-politico.
Fino al 1º dicembre 1919 (XXIV legislatura):
Dal 1º dicembre 1919 (XXV legislatura) all’11 maggio 1920:
Al momento della sua caduta, l’11 maggio 1920:
Composizione
Cronologia
1919
- 23 giugno - Il governo giura dinnanzi al Re.
- 28 giugno - È firmato a Parigi il Trattato di Versailles.
- 29 settembre - Per permettere alla popolazione di esprimersi dopo un prolungamento della legislatura a causa della Prima guerra mondiale ed in seguito al varo della riforma elettorale in senso proporzionale puro, è sciolta la Camera dei Deputati e sono convocati gli elettori per il 16 novembre; e il nuovo Parlamento per il 1º dicembre.
- 16 novembre: Si svolgono le elezioni politiche: Le precedenti forze politiche principali — Unione Liberale (UL) e Partito Radicale Italiano (PR) — collassano a favore del Partito Socialista Italiano (PSI) e dei cattolici, riunitisi attorno al nuovo Partito Popolare Italiano (PPI), mentre i liberali si rifugiano nei gruppi di Liste concordate di liberali, democratici e radicali (LDR) e Democrazia Sociale (DS). Crescono varie forze minori in Parlamento, andando ad occupare lo spazio generatosi dall’arretramento delle forze precedenti e nasce l’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci (ANCR).
1920
- 11 maggio - In seguito agli scioperi sindacali dei postelegrafonici (preludio del futuro Biennio rosso) che il governo tentò di reprimere sospendendo loro lo stipendio, la Camera dei Deputati reagì alla vertenza con una serie di interrogazioni, interpellanze e mozioni, che l’onorevole Donati chiese di porre nell’ordine del giorno del giorno successivo, con il parere contrario del governo. Avendo dunque impegnato la propria permanenza in carica sul rifiuto di votazione, essa fu ciononostante approvata con 191 favorevoli (112 contrari, 4 astenuti, 201 non votanti).
- 12 maggio - Tenuto conto del voto, il Presidente del Consiglio rassegna le dimissioni dinnanzi al Re. Questi, accettatele, tentò inizialmente di conferire l’incarico a Filippo Meda ed a Ivanoe Bonomi ma, dopo il rispettivo fallimento di ciascuno di essi, l’incarico venne nuovamente conferito a Nitti.
- 21 maggio - Con il giuramento del nuovo esecutivo termina ufficialmente l’esperienza di governo.
Note
Bibliografia
- Parlamenti e Governi d’Italia (dal 1848 al 1970) - Vol. II - Francesco Bartolotta - Vito Bianco Editore - 1971
Altri progetti
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Collegamenti esterni
- Scheda sul Governo Nitti I, su storia.camera.it, Camera dei Deputati.



